Pietro Plazzotta, 48 anni (29 agosto 1956), impiegato, parrocchia di San Bartolomeo
- Roveredo in Piano. Consigliere Parrocchiale, Vice Presidente Adulti da 7 anni, sono stato
negli anni 90 anche per 6 anni presidente parrocchiale.
Le motivazioni sono sempre state le stesse: far parte di una associazione di Laici
impegnati in parrocchia, con disponibilità al servizio, nel rispetto del proprio ruolo di
Laico, ritenenendo l' Azione Cattolica, Associazione che ti da l'aiuto, gli strumenti ed il
confronto per riuscire ad essere, attraverso la preghiera, la formazione e il servizio, un
buon cristiano nel mondo che ci circonda.
L'Ac nel prossimo triennio deve impegnarsi verso questi obiettivi:
riuscire a far interessare i propri iscritti verso il mondo socio politico: mi sembra
che in questi anni al di fuori di alcuni momenti, sempre im portanti, non ci sia più
questa sensibilità, soprattutto nelle nuove generazioni.
far riscoprire negli adulti giovani di oggi, il senso associativo e di appartenenza:
abbiamo perso in questi anni il con tatto con queste generazioni, bisognerebbe studiare
come ricostruire un ponte verso di loro.
come già più volte pensato e anche dichiarato, dobbiamo imparare a camminare nei
nostri gruppi da soli: studiare un progetto per un "piano formativo per i formatori" che
deve coinvolgere le parrocchie, la necessità quindi, deve essere scoperta dal livello
basso, non può venire solo dall'alto, altrimenti poco combineremo.
Mi chiamo Marchesin Marino, ho 32 anni e sono un insegnante di religione. La
mia parrocchia e quella di S.M.M. a Spilimbergo. Sono Vice Presidente SG Diocesano dal 1998
e la prima volta ho aderito nel 1982.
In AC ho scoperto la mia vocazione di laico. Ho imparato ad incontrare Gesù: l'ho
trovato... negli occhi di un bambino che mi faceva arrabbiare negli incontri il sabato; ...
in una mano tesa che mi chiedeva aiuto lungo il sentiero; ... lungo la strada che mi porta
a PN; ma soprattutto nel volto delle persone che in questi anni ho incrociato.
Mi piacerebbe raggiungere il traguardo di divenire modelli di laicità come
richiesto dal Papa, offrendo una scuola di formazione permanente al Laicato adulto e non
solo. Essere modelli di una famiglia che sa stare nei luoghi dove l'uomo vive ed opera.
Ciocco di legno che si lascia bruciare per scaldare le mura domestiche, mano sulla spalla
che sa consigliare ed assistere il collega sul lavoro.
Mi chiamo Canzi Mario sono nato a Milano il 05 ottobre 1958; sono sposato da 20
anni con Sonia e ho due figli Giulia di anni 15 e Alberto di anni 9; sono un agente di
commercio; sono catechista e presidente parrocchiale a San Pietro apostolo a Cordenons.
Ho aderito per la prima volta all' AC nei primi anni `80 e il motivo principale e
stato quello del riconoscermi nei principi cardini cioè preghiera e azione oggi rinnovo
l'adesione perchè essendo cresciuto ed avendo ricevuto molto dall' a.c. mi piace essere
vero testimone dei suoi principi nella vita di tutti i giorni.
Il mio futuro nell' AC e quello di fare ancora il presidente parrocchiale e mi
piacerebbe vedere l' AC nel prossimo triennio impegnata soprattutto nel recuperare la
presenza in tutte le parrocchie della nostra diocesi e nel continuare a lavorare sui
percorsi di fede per tutti gli archi di età.
Mi chiamo Tiziana Blarasin, ho 34 anni; sono sposata con Angelo dal maggio 2004 e
da allora abito a Pordenone. Mi ritengo però ancora di Cordenons dato che, al momento, non
abbiamo ancora deciso dove andremo ad abitare "definitivamente". Sono ingegnere civile e
svolgo questa professione presso uno studio di progettazione in Pordenone. Sono stata prima
educatrice ACR poi animatrice ACG in parrocchia, adesso faccio parte del gruppo
giovani-adulti interparrocchiale; nel triennio 1998-2001 sono stata vice presidente dei
giovani con Marino Marchesin ed in questo quadriennio 2001-2005 ho accettato di ricoprire
il ruolo di presidente diocesano dell'AC di Concordia-Pordenone.
La mia esperienza associativa risale a quando ero giovanissima ed in parrocchia
facevo parte del gruppo giovanissimi di AC; allora ritenevo naturale aderire, anche con la
tessera, ad una proposta che mi piaceva e mi faceva crescere attraverso il confronto e
l'esperienza concreta. Oggi continuo ad aderire perché la ritengo l'esperienza che per
eccellenza mi ha fatto e mi fa conoscere un volto di Chiesa e di Cristo vero, fatto non
solo di affermazioni ma di persone che si spendono per ciò in cui credono e contribuiscono
a fare si che la fede in Dio, l'educazione all'amore per la vita possano crescere ed essere
trasmesse grazie alle persone, attraverso la vita quotidiana.
Credo che l'AC del prossimo triennio debba essere "esigente", con la dolcezza che
contraddistingue chi è sostenuto dall'amore: per essere all'altezza di quanto ci chiede il
Papa, la chiesa, il mondo, non possiamo permetterci di essere cristiani part-time, che si
improvvisano, che si accontentano di esperienze mordi e fuggi; credo che, da una parte, sia
importante che l'AC degli adulti sappia insegnare la bellezza e la fatica della fedeltà ai
più giovani e dall'altra, che l'AC dei ragazzi e dei giovani sia spinta propulsiva per le
novità e la voglia di sognare che li contraddistingue; l'AC diocesana dovrebbe continuare,
quindi, a ricercare l'unitarietà e le strade per poter essere a servizio dei suoi associati,
per poterli incontrare e sostenere in tutte le stagioni di vita che si trovano ad
attraversare, scegliendo le modalità più giuste, sperimentandone di nuove senza la paura di
abbandonare stereotipi e consuetudini facili.
Ciao! Mi chiamo Marta Conficoni, sono di Pordenone e ho 28 anni. Dal settembre 2002
sono sposata con Giampaolo e ora in attesa di un bebè che dovrebbe nascere a fine marzo.
La mia parrocchia è il S. Cuore (Pn) dove, nel 1991, ho cominciato a muovere i primi passi
come aderente di AC. Da allora ho fatto un po' di tutto (associativamente parlando) fino a
diventare co-responsabile dell'equipe diocesana ACR, incarico che si concluderà con questo
mandato. Al S. Cuore, dopo aver fatto per svariati anni l'educatrice, seguo la formazione
del GEA.
Le motivazioni che stanno alla base del mio aderire all'AC sono maturate e si
sono consolidate nel corso degli anni grazie alle esperienze fatte, di fede e di servizio,
ma anche alle persone che ho incontrato e con le quali ho condiviso fatiche e traguardi.
Nelle finalità, nello stile e nel metodo che l'AC propone, ritrovo oggi più che mai "il modo
privilegiato" attraverso il quale esprimere al meglio i talenti che il Signore mi ha donato,
crescere nella formazione costante ed impegnarmi per un servizio sempre più consapevole e
entusiasta.
É difficile riassumere in poche righe le tante necessità alle quali l'AC
dovrebbe far fronte nel prossimo triennio: formazione, unitarietà, interparrocchialità,
ecc. Tante sono le priorità già individuate nelle quali investire risorse e promuovere
iniziative ... tanti sono gli ambiti di intervento che emergeranno nel corso dei prossimi
tre anni. Importante credo sia soprattutto, dopo un periodo così intenso di rinnovamento,
non lasciar cadere nel vuoto gli stimoli e le prospettive che ci ha aperto il nuovo statuto,
sfruttare al meglio risorse e strumenti senza però dimenticare ciò che da sempre ci
contraddistingue come Azione Cattolica.
Sono Barbara Gaiotto, ho 35 anni, lavoro come infermiera professionale in
rianimazione a Pordenone da 15 anni. Sono stata animatrice g.imi, giovani e co-responsabile
gruppo adulti-giovani; ora consigliere diocesano uscente per gli adulti e ho appena concluso
il secondo mandato come presidente parrocchiale di Santa Maria Maggiore Cordenons.
Ho iniziato ad aderire all' AC come acierrina perché mi divertivo, mi trovavo bene
in gruppo, giocavo, cantavo, pregavo, mi sentivo valorizzata. Lì pian piano ha preso
consapevolezza la mia esperienza di fede, ho cominciato a collegare il senso di aderire ad
una associazione con quello di appartenere alla Chiesa. Ora continuo a stare in Azione
Cattolica perché molto ho ricevuto e molto voglio condividere, in essa ho acquisito uno
stile di vita, lo stimolo per nutrire la mia fede - attraverso un percorso sia personale
che di gruppo - per cercare di integrare la fede alla vita di tutti i giorni. Ho maturato
il sentirmi corresponsabile come laica della vita della Chiesa, ora sto sperimentando la
forza del condividerne le gioie, le fatiche, le domande, ...
Penso che l'AC debba ritornare alle radici le scelte fondanti, lo stile, il senso
delle feste, degli appuntamenti unitari.. - e avere il coraggio della creatività, senza la
presunzione di possedere le giuste soluzioni in tasca. La passione per l'AC e prima ancora
per la Chiesa ci deve dare l'umiltà, la forza, la perseveranza di ritrovare il senso del
nostro essere al servizio del fine apostolico della Chiesa.
Alcune priorità:
puntare sulla formazione che aiuti ad integrare la fede alla vita
percorsi di gruppo significativi;
"cercare" e formare gli animatori;
la Parola al centro ma insieme ad essa imparare ad ascoltare la vita delle persone
( gioie, sofferenze, le difficoltà, le nuove condizioni di vita: separazioni, divorzi,
single... ) perché la Parola non passi sopra le teste delle persone ma possa veramente
incontrare e parlare loro;
scelte di vita etiche: l'uso del tempo, del denaro, dei mezzi, la carità, la
giustizia, la legalità, non un optional ma un dovere per il cristiano di cui
riappropriarsi seppur con gradualità;
un linguaggio che parli ai giovani e agli adulti - investire sul protagonismo dei
ragazzi dell' ACR
educarsi ed educare alla responsabilità partendo dalla passione che dovrebbe
animarla
puntare all'autonomia economica dell'associazione: tante sono le nostre spese, tante
devono essere le nostre entrate...
Cassin Maria Luisa, tra pochi mesi avrò 32 anni, impiegata in uno studio di
progettazione per impianti industriali e di consulenza alle aziende, parrocchia di Cristo
Re di Pordenone, membro dell' equipe diocesana giovani.
La prima volta che ho aderito all'A.C. è stato a dicembre del 1998 e la mia
motivazione allora, non ancora tanto consapevole, era lo spirito di appartenenza o
l'adesione alle finalità di un'associazione a cui avevo iniziato a frequentare da poco.
Ora la consapevolezza e la convinzione di far parte dell'A.C. sono aumentate grazie al
coinvolgimento sempre più forte all'associazione. La motivazione ora è l'adesione totale
alle finalità che l'A.C. si è posta e alle modalità che adotta per raggiungerle.
Il prossimo triennio vedo l'A.C. impegnata alla sperimentazione e all'attuazione
concreta del Nuovo Progetto Formativo.
Mi chiamo Fioretti Filippo, ho 32 anni e lavoro come odontotecnico. Provengo dalla
Parrocchia di Tutti i Santi di Bagnarola. Ho terminato l'incarico di corresponsabile
diocesano ACR nel marzo 2003. Dopo un breve periodo lontano dagli uffici di via Revedole ho
assunto l'incarico di Responsabile Organizzativo Diocesano per il pellegrinaggio di Loreto
del Settembre 2004. Concludo, con questa assemblea, il mandato di Consigliere Diocesano ACR.
dal Gennaio 2005 sono responsabile della Festa Diocesana ACR.
Le motivazioni che mi hanno portato ad aderire la prima volta, nascono dalla mia
partecipazione alla vita parrocchiale come acierrino. Diventa maggiormente presa di
coscienza, assumendo incarichi a livello parrocchiale (educatore), zonale e diocesano.
Oggi aderire all'associazione diventa espressione di una partecipazione affettiva.
Penso che oggi, sia tempo di guardare con maggior attenzione le associazioni di
base, soprattutto quelle che hanno più difficoltà a mantenere i gruppi e a formulare
i cammini formativi.
Mi chiamo Federica Del Frè, ho 30 anni, vivo a San Vito al Tagliamento e dal
settembre 2002 sono sposata con Pier Vito. Nell'ultimo mandato sono stata segretaria
diocesana unitaria.
La prima volta, a credo 15 anni, ho aderito all'Azione Cattolica perché serviva
per avere l'Associazione in parrocchia (eravamo in pochi...), ora aderisco perché credo nel
progetto di questa associazione, la sento importante per la mia vita e la mia crescita nella
fede. Le devo molto per tutto quello che mi ha dato e insegnato.
Nei prossimi anni vedo l'AC più vicina al vissuto delle persone, più presente nel
territorio, più visibile e coinvolgente. La vedo impegnata fuori dalle sedi, in mezzo alla
gente.
Nome: Marco Pio Bravo
Età: 38, sposato con Stefania da 7 anni e mezzo.
Lavoro: progetto e coordino attività formative all'EnAIP FVG; mi occupo anche del Sistema per
la Gestione della Qualità
Parrocchia: S. Maria Maggiore di Cordenons
Ruolo associativo in Parrocchia: prima animatore del Gruppo Educatori, poi del gruppo Fascia
Giovani
Ruolo associativo in Diocesi: responsabile dell'Ufficio Formazione e incaricato per la
costituzione del MIEAC in Diocesi
Ho aderito all'AC per la prima volta all'AC nel 1979 con le motivazioni di un
ragazzo al quale il suo gruppo ACR piaceva parecchio. Oggi rinnovo la mia adesione con
convinzione, perchè credo che essere laico di AC sia il modo di vivere la Chiesa al quale
il Signore mi ha chiamato.
Le sfide del Nuovo Progetto Formativo. L'AC a livello nazionale si è data un nuovo
Progetto, che contiene elementi preziosi sia di continuità che di novità rispetto al passato
e ci provoca a rinnovare in modo esigente la nostra identità. Sono profondamente convinto che
dobbiamo raccogliere con entusiasmo le sfide che questo il Progetto ci lancia, se vogliamo
essere fedeli alla nostra identità ed alla missione alla quale siamo chiamati.
Provo ad individuare quelle che secondo me sono le più significative per la nostra realtà
diocesana.
La sfida del gruppo: un gruppo ad ogni aderente. Nel Nuovo Progetto l'AC ribadisce la
centralità del Gruppo per la crescita di fede di ogni aderente in ogni età ed in ogni
condizione di vita e situazione personale. Occorre raccogliere ancora questa sfida ed
organizzarsi per permettere ad ogni aderente di poter far parte di un gruppo che risponda
alle sue esigenze ed ai suoi tempi di vita con itinerari di fede significativi, che siano
centrati sull'esperienza reale delle persone e sul confronto di questa con la Parola di
Dio.
La sfida del servizio. Con il nuovo Progetto, l'AC sceglie il servizio come risposta
profetica alle esigenze di disagio o di bisogno che il mondo esprime. È un servizio che
ha i tratti sia della risposta individuale che di quella di gruppo e di associazione.
Sulle strade del servizio incontriamo gli uomini e le donne del nostro tempo, i loro
bisogni e le loro risorse. Far diventare l'AC diocesana e le AC parrocchiali luoghi di
servizio profondo all'uomo, le porterà a trovare in questo incontro il volto del Signore
Gesù.
La sfida di scelte di vita quotidiane e profetiche. La società nella quale viviamo
propone modelli e stili di vita anche molto distanti da uno stile autenticamente
evangelico. Se vogliamo incarnare il Vangelo in questo tempo per vivere una fede
autentica, siamo chiamati a far crescere la capacità di operare scelte che talvolta
possono anche essere controcorrente e profetiche. Come Azione Cattolica siamo chiamati
a sostenere e proporre con decisione queste scelte, a partire da noi stessi e dal nostro
coinvolgimento personale, se non vogliamo rischiare di vivere una vita di fede sterile
e non significativa. L'accoglienza della vita dalla nascita alla morte naturale, la
costruzione della pace con la nonviolenza, la scelta di uno stile di vita sobrio e
solidale, la costruzione di un'economia solidale attraverso gli strumenti del commercio
equo e della finanza etica sono sfide che non possiamo non affrontare.
La sfida della formazione dei formatori. Dalla qualità umana e cristiana dei nostri
educatori e dei nostri animatori dipende spesso la qualità dell'esperienza dei gruppi
che vengono loro affidati. Qualificare sempre più la loro umanità e le loro competenze
formative resta una chiave di volta per aumentare sempre più la qualità della vita di
fede e di servizio dei nostri gruppi e la qualità umana delle persone che li compongono.