Scritti e riflessioni di Rita Pagura in Del Col

 


I discorsi

I° Incontro diocesano
Adesione
Gioia del dare
L'incontro con il signore

DISCORSO AL 1° INCONTRO DIOCESANO DELLA TERZA ETÀ' DI AZIONE CATTOLICA
Vorrei cominciare questo nostro incontro con una frase di Gesù. Lui ha detto: "Quando due o tré sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". Immaginate: siamo qui in tanti con lui, e lui lavora con noi. Sono certa che ritorneremo da questo incontro più ricchi dentro proprio per la sua presenza.
Noi siamo vecchi, che vuoi dire vissuti, non logorati, e nell'anima ci sentiamo ancora vivi. Siamo all'alba del tramonto, perciò sempre in attività e, per dirla con le parole di un personaggio famoso, Igìno Giordani, siamo in noviziato per i ( Paradiso. Questo non deve essere motivo di tristezza, ma di consolazione, perché Gesù ha detto: "Vado a prepararvi un posto".
Proprio dal Nuovo Catechismo ci viene l'incoraggiamento a migliorarci sempre fino all'ultimo giorno, fino all'ultimo momento. "Siate uomini nuovi", questo è il titolo del catechismo per gli adulti. Ma come fare? Mi permetto di raccontarvi l'esperienza che facciamo a Casarsa. Sicuramente molti di voi potrebbero essere al mio posto e raccontare come vivono l'invito di Gesù ad essere uomini nuovi.
Noi adulti della terza età della parrocchia ogni domenica pomeriggio ci incontriamo per pregare, cantiamo i vespri, recitiamo il Rosario e una volta al mese meditiamo sulla Parola di vita e approfondiamo un po' del Nuovo Catechismo. Ci doniamo, se ci sono, le esperienze. Questo assieme al sacerdote, ma se lui non può venire andiamo avanti noi. La responsabile fa l'aggiornamento e alla fine vediamo le cose pratiche, ammalati da visitare, necessità della parrocchia e altro. Ci distribuiamo il lavoro e torniamo alte nostre case più vivi per la presenza di Gesù tra noi, perché non ci sentiamo soli, perché altri hanno bisogno di noi, ma più di tutto perché ci sentiamo nella volontà di Dio che ci vuole uomini nuovi.
Vorrei con questa esperienza sottolineare l'importanza del trovarsi e la proposta per chi ancora non lo fa di cominciare lì, nella propria parrocchia, anche se sembra di essere incompresi, ricordandoci che dobbiamo andare per amare, non per essere amati. La gioia più grande viene dal dare, dando per amore.

DISCORSO PER LA FESTA DELL'ADESIONE del 1988
Carissimi tutti, grazie per avermi aspettata e aver rimandato a oggi questa festa del tesseramento, come si diceva una volta, ma ora che siamo più maturi chiamiamo dell'adesione.

Sono certa che Maria apprezzerà questo atto d'amore che avete avuto per me e sarà contenta perché la festa dell'Immacolata continua. Sono contenta di essere tornata tra voi grazie anche alle vostre preghiere.
Veniamo al concreto: aderire alFAC non vuoi dire soltanto avere un tagliando di carta, ma bensì impegno nella Parrocchia e in Diocesi:
questo si chiama partecipazione. Nel Sinodo dei Vescovi sui laici si è sottolineato l'importanza e la validità dell'AC nella Chiesa;
come conseguenza ci dovremmo sentire maggiormente incoraggiati a questa partecipazione. Non è mio compito fare prediche, ma nella nostra società secolarizzata noi proponiamo un nuovo stile di vita. Cristo princìpio e fonte che caratterizza l'esistenza del cristiano e trasforma il cuore e l'agire dell'uomo. Perché questa trasformazione avvenga, dobbiamo ricordarci sempre che Dio è amore, che Lui ci ama più di quanto
ci amiamo noi stessi e, se vogliamo vederlo sorridere, dobbiamo solo fare quanto Gesù ci ha insegnato. E Lui ci ha insegnato l'amore, amore che è solidarietà e servizio al prossimo; e come conseguenza di questo agire, diventiamo comunità e suoi testimoni. E' Lui che dice: "Voi siete il sale del mondo", "voi siete la luce del mondo, cosi risplenda la vostra luce davanti agli uomini e vedano le vostre opere e rendano gloria al Padre nostro che è nei cicli". Aiutiamoci dunque a dimostrare che lo amiamo e non abbiamo paura, come dice il Papa, di vivere di Lui, di parlare di Lui e farlo sentire vicino ad
ogni uomo.
Vorrei ora donarvi l'esperienza del lungo periodo che sono stata all'ospedale. Ho potuto capire tante cose:
1) la forza che viene da Gesù in croce. Avevo il crocefisso davanti agli occhi e dicevo: Lui ha sofferto più di me e anche per me. Questo mi dava coraggio e mi aiutava a capire il valore della sofferenza e anche che il mio dolore potevo offrirlo per tante persone e tante intenzioni; e questo, attimo dopo attimo, facendo il più possìbile la volontà di Dio che mi veniva espressa di volta in volta. Così facendo, non avevo tempo di farmi prendere dall'angoscia e dalia paura della malattia. Chi mi avvicinava mi trovava nella gioia. Vi assicuro che era la gioia promessa da Dio a chi lo ama.
2) Ho capito anche il valore della preghiera. Ricevevo tutte le mattine il Gesù Eucaristico e con Luì la giornata cominciava bene; poi recitavo le Lodi, il Rosario e pregavo, così capivo il dono immenso che Dio mi faceva, vedendo e sentendo gli altri ammalati che vivevano con la paura della sofferenza e della morte, si chiudevano in se stessi e nel loro dolore. •
Ho ascoltato in quei giorni tanto dolore e tanta solitudine, mi sono prodigata per portare un po' di serenità in quelle persone. Non so se ci sono riuscita:
quello che so con certezza e che ho potuto toccare con mano quella frase del Vangelo dove dice: "II mìo giogo è leggero e soave". Ogni prova della vita vissuta in Lui, per Lui, con Lui, diventa leggera e soave anche quando umanamente è molto dolorosa.
3) e ultimo pensiero. Ho letto una poesia di Sartre su Maria, una frase mi ha colpita: nessuna creatura è stata come Lei, che ha potuto stringere Dio Gesù al suo cuore per donarlo poi a noi. E noi siamo fortunati perché, come Maria, nell'Eucarestia possiamo stringerlo al nostro cuore e portarlo nel mondo. Facciamo tesoro di questo mistero e seguiamo il Signore nella gioia.
Vii elogio per i giovani, che si sono moltipllcati: continuate sempre meglio.

LA GIOIA NEL DARE
Tutte le persone che incontrerò e che mi avvicineranno tè ascolterò e cercherò di amarle come ami Tu, cioè senza pensare se meritano o meno, se sono simpatiche o antipatiche.
Gioire con chi gioisce, soffrire con chi soffre. Farmi uno con loro per portarli a Tè. Amare senza nulla aspettare in cambio: allora si sente la gioia nel dare, altrimenti se l'altra parte non corrisponde, si sta sempre nell'attesa che venga il ricambio, cioè viene da criticare, e si sta male,
Gesù ha anche detto: "chi vuoi venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". Rinnegare se stessi: perdere i propri punti di vista, per fare quelli degli altri, sempre in ordine a Lui, Quello che più costa, farlo con gioia. Partire dal di dentro, essere convìnti
che il perdere per fare contento l'altro è fare quello che più piace a Lui.
Nel dolore, quando arriva, ecco la salvezza. Non dire: "Perché a me?".
Sono dei momenti che sembra di essere schiacciati, che tutto crolli. Se siamo attenti, questo Tu lo vuoi, tè lo offro, aiutami, perché da sola non riesco ad andare avanti. Gesù ha detto nell'Orto degli Ulivi: Tassi da me questo calice, ma la tua volontà, o Padre, sia fatta".
A ogni giorno basti il suo affanno, non pensare a quello di ieri, perché quello che è passato e quello di domani non è in nostro possesso.
Il presente viverlo bene, solennemente. Noi siamo tentati di vivere dei ricordi passati, di parlare lamentandoci del presente: con ciò non costruiremo
nulla. Invece, se cerchiamo di vivere con umiltà, con amore, con gioia il presente, costruiamo il grande avvenire e tendiamo alla santità, a cui tutti siamo chiamati.
Vivere Maria, come Lei ha detto il suo sì senza capire, nell'Annunciazione,
accettando la volontà di Dio in tutta la sua vita.


VERSO L'INCONTRO CON IL SIGNORE
Per me, arrivata alla méta di oltre 70 anni, la vita è gioia, è una pienezza. Prima di tutto ringrazio il Signore di tutti i benefici concessimi. Nella vita ho passato difficoltà, dolori, consolazioni, gioie, ma con il sostegno della fede sono state superate con serenità.
La vita è bella, bisogna proiettarla verso gli altri nella solidarietà del dare senza pretendere. Viene da sé il compenso. Non sono mai sola e non soffro di solitudine, perché non so chi accontentare prima.
La morte non mi fa paura, perché il suo pensiero per me è l'incontro con il Signore che mi ha accompagnato tutta la vita. Veniamo da Dio e torniamo a Lui. Nella mia vita ho cercato di vivere nell'amore di Dio e nell'amore del
prossimo. Soffro e prego per le persone che hanno portato la nostra amata patria a un degrado morale inimmaginabile, economico, ecc.
Partecipo attivamente alla vita associativa e assieme si progredisce e si vive con pienezza.